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a cura di Rebecca Mombelli
Corrispondente da Londra
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Thomas Struth, photographs 1978-2010
Whitechapel Gallery, London


“Why do the city look
the way they do?
You can’t
always say it’s responsibility
of the architect
or the mayor
or the politicians;
ultimately,
it’s our responsibility”

 

 

Thomas Struth, photographs 1978-2010
Whitechapel Gallery, London

 

Struth inizia a usare la macchina fotografica come supporto per i suoi dipinti; l’intento era, fotografando con varie esposizione le vie di Dusseldorf, quello di ricreare l’atmosfera degli immaginari spazi urbani alla De Chirico, inserendo poi, nel paesaggio, le figure umane. È per una esposizione organizzata dall’Istituto d’arte per cui studiava che decide di spostare il suo interesse sulla fotografia stessa, e sugli spazi urbani in particolare, senza il desiderio di ricrearne un immaginario metafisico.

 
Così per gli anni successivi visita città e scatta fotografie delle loro strade, mantenendo sempre una prospettiva centrale. Il vero punto di svolta lo si ha però più avanti a seguito di una visita a Roma: la città, con i suoi strati di storia e di costruzioni, di abiti e di caratteri, avvicinò Struth alla possibilità di inserire nelle sue immagini spazi di città che non fossero solo quelle della vita di ogni giorno, ma, ad esempio, anche quelle turistiche e, infine, di poter evitare, a piacimento, la prospettiva centrale per prospettive confacenti ad ogni singolo scatto.
 
Questa è la ricerca sulla quale si basa il lavoro di Thomas Struth esposto alla londinese Whitechapel Gallery, che raccoglie lavori selezionati dallo stesso fotografo e scattati tra il 1978 e il 2010. È Struth stesso che cura l’esposizione, facendo della particolare architettura della galleria, un contenitore per le architetture delle fotografie. È tutta questione di spazi, di prospettive, di visuali: si hanno così città fantasma vicino a piazze gremite di gente, sale di musei affollate di scuole, di visitatori, di folle. Ma si hanno giungle verdi, le cui liane, le foglie enormi ricreano le stesse prospettive di una città, una città diverse da quelle a cui siamo abituati, con i ritmi dei suoi abitanti, con i suoi suoni.
 
E infine il prodotto della nostra scienza e della nostra tecnologia, i cavi, i tubi, i tasti, i pannelli di controllo, anche questi a ricreare un’ architettura, complicata, intrigante. Il fotografo ha deciso di non presentare i lavori in ordine cronologico, ma di seguire un ordine architettonico, tenendo conto della misura delle fotografie, dei colori, delle pareti e dei volumi. È l’esposizione stessa che fa da opera d’arte, è con essa che le immagini acquisiscono, se possono, ancora maggior valore, ancora maggior senso.
È tutto una questione di prospettiva dunque? Così sembrerebbe dopo aver visitato questa mostra, che più che un’esposizione è una lezione ad usare i nostri occhi, un allenamento all’osservazione ed uno spunto a notare dei dettagli che abbiamo sempre tralasciato.

 
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Thomas Struth, photographs 1978-2010
6 luglio- 16 settembre 2011, Whitechapel Gallery, London

INFO
Whitechapel Gallery
78-82 Whitechapel High Street, E17QX, London
info@whitechapelgallery.org
ma-do 11am-6pm
gio 11 am-9pm
per chiusure speciali, visitare il sito www.whitechapelgallery.org



Visita Agosto - pubblicazione Ottobre 2011

Rebecca Mombelli

 

mappa
Whitechapel Gallery



 
Rebecca Mombelli

Rebecca Mombelli, diplomata al liceo classico è laureata in Lettere Moderne, indirizzo
Storico-Artistico, all'Università degli Studi di Pavia, collabora con testate web per pagine di opinione e viaggi.
Interessata alla didattica museale ha frequentato il Laboratorio Bruno Munari di Milano, collaborando per
uscite didattiche ad alcune mostre d'arte con scuole elementari.
Attualmente vive a Londra.

 

 
 
 
 
 
 
 
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