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di Saverio Mercati
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“Middle East Europe”
DOX Centre For Contemporary Art
PRAGA

 

 
 

“Middle East Europe” DOX Centre For Contemporary Art - PRAGA

Il bellissimo centro d’arte contemporanea DOX di Praga, situato nel quartiere di Holesovice, apre il nuovo anno con una mostra, uno sguardo d’artista sul conflitto araboisraeliano, sulla sua storia, ma anche sui legami tra le due culture e in particolare sul legame con l’Europa. Le opere di artisti europei legate al tema del conflitto in Medio Oriente sono esposte in concomitanza con quelle di autoriisraeliani e palestinesi dando vita all’esposizione “Middle East Europe”, mostra che sarà visibile fino al 20 aprile.
Artisti partecipanti: Anisa Ashkar (PS), Nasrin Abu Baker (PS), Yael Bartana (IL), Emad Bornat (PS), Noam Braslavsky (IL), Noam Darom (IL), Christoph Draeger (CH), Radovan Cerevka (SK), Ronen Eidelman (IL), Róza El-Hassan (HU), Fawzy Emrany (PS), Hanna Farah - Kufer Birim (PS) & Hila Lulu Lin (IL), Raafat Hattab (PS), Ihab Jadallah (PS), Khaled Jarrar (PS), Cheb Kammerer & Sharon Horodi (DE/IL), Wolfram P. Kastner (DE), Michelle & Nicolas (CZ), Milan Kohout (CZ), Milan Kozelka (CZ), Radim Labuda (SK), Jumana Manna (PS), Shahar Marcus (IL), Volker März (DE), Miklós Mécs & Judit Fischer (HU), Avi Mograbi (IL), Tamara Moyzes (SK), Damir Nikšic (BiH), Tamar Paikes (IL), Public Movement (IL), Itamar Rose & Yossi Atia (IL), Yonatan Shapira (IL) & Ewa Jasiewicz (PL), Joanna Rajkowska (PL), Ruti Sela & Maayan Amir (IL), Ivan Vosecký (CZ), Shlomi Yaffe (IL).
 

Progetto di, Tamara Moyzes, Zuzana Štefková
“Uno dei nostri obiettivi era quello di mostrare come il conflitto sia direttamente legato al nostro passato europeo, nonché al presente”, ha detto Zuzana Štefková, uno dei curatori dell’ esibizione – “Come europei, dobbiamo riconoscere la responsabilità storica di ciò che ha causato, in primo luogo, il conflitto. Per questo motivo abbiamo collegato i temi del Medio Oriente alle opere che mostrano il razzismo europeo “moderno”, vale a dire l’islamofobia e l’antisemitismo”, osservando la tensione tra le culture nell’Europa di oggi e mostrando quanto sia sottile la linea tra la paura, l’intolleranza religiosa o razziale e la violenza fisica. Molti artisti credono che le radici di questo conflitto siano tuttavia state generate in Europa dai movimenti antisemiti che portarono all’esodo di migliaia di ebrei in Palestina. Altri, invece, si focalizzano sulle tensioni che concernano l’Europa odierna, gettando uno sguardo alle sue diverse culture e mostrando come la linea di demarcazione tra paura, intolleranza religiosa o razziale e violenza fisica sia oggi molto sottile nel “vecchio continente”. Ad un livello più generale infine, la mostra rappresenta un modello di studio dei vari meccanismi dell’arte politica. Alla luce di quest’analisi dunque alcune domande possono essere poste: Può l’artista esprimere le sue opinioni su problemi che non lo riguardano in prima persona? Esiste una differenza fondamentale tra arte e attivismo? L’arte può avere delle ripercussioni sugli eventi che espone? L’arte politica interessa?

 
Turista per un giorno
Dopo un’abbondante colazione in albergo, consapevole e profondamente convinto di non sapere e di non voler rispondere alle domande appena formulate, organizzo comunque volentieri una visita al “dox”

Meravigliosamente “solo”, prendo la metro stazione Pavlova direzione Holesovice, dopo alcune fermate scendo dal treno e chiedo informazioni di via Poupetova, in meno di una decina di minuti a piedi sono al “dox”

Holesovice è un quartiere modesto nel distretto Praga 7, un cielo plumbeo, promette ovviamente una giornata plumbea, l’immancabile pioggerellina, il vento del nord, le case basse a schiera, mi trovo finalmente fuori dalla città cartolina.
“Middle East Europe”
Volker Marz installazione 2
012

Appena arrivato al museo, l’architettura minimalista mi trae subito in inganno, un portone bianco enorme, mimetizzato con un muro altrettanto enorme e ovviamente bianco con una piccolissima scritta “dox” mi induce a tentare, spingo la maniglia bianca per entrare e mi trovo nel cortile di carico e scarico, quasi subito un addetto alle pulizie mi indirizza gentilmente verso la vera entrata che si trova appena dietro l’angolo. Scusandomi richiudo il portone alle mie spalle e superato il piccolo imbarazzo mi accorgo di essere davvero felice, imbranato come speravo, come un normale utente dell’arte, con l’occhione sgranato e stupito per quelle complicate diavolerie moderne, oggi voglio provare a mettermi nella condizione passiva dello spettatore di una mostra di arte contemporanea, vediamo che succede. Davanti alla porta a vetri automatica non sussulto, sarebbe troppo dai! però mi faccio caso dei bigliettai che in questo tipo di musei sono uguali in tutto il mondo, a tutte le latitudini, sono dei ragazzotti magrissimi, trentenni, dai volti cerei, uomini o donne è lo stesso, con un sorriso complice e distaccato allo stesso tempo, che parlano inglese benissimo e che spippolano tutto il giorno su dei piccoli MAC bianchi. Chiedo se posso prendere le brochure e uno dei due si alza da sedere e con una penna biro mi indica la planimetria dello stabile, I servizi, il guardaroba, il bookshop e poi I piani espositivi…mi suona il telefono, con le mani occupate provo a rispondere mi cade, sono goffo, il ragazzo fa una smorfia con la bocca dispiaciuta, come se volesse mordere l’aria e torna a spippolare il suo MAC bianco.
Perfetto, una prima frontiera è oltrepassata, magari penserà,” ammazza che cafone co sto telefonino”, ma che importa? Oggi sono l’uomo della strada, mediamente istruito, mediamente informato, ma molto emozionato dalla novità che sto per affrontare. Proseguo nel corridoio, ed il ragazzo che adesso è diventato la mia balia mi dice – mister - facendomi segno con il dito che l’ingresso è da quella parte, prontamente mi sfilo il giubbotto e lo porgo nella direzione del guardaroba, sorridendo biascico in italiano piano, piano - E dai biondimo mo fatte I cazzi tuoi però - lui senza capire risponde al sorriso e si rituffa nel MAC. Ho fatto una stupidaggine, non è che magari sospetterà adesso che non sono l’imbranato che crede lui? Che ho familiarità? C’è solo il mio giubbotto nel guardaroba, vedi è roba da esperti, cavolo vedi che ho fatto una cazzata, vabbè dai andiamo avanti, la giornata non è finita vedrai che non mancherà occasione di peggiorarmi la reputazione.
Si inizia con la prima sala a pianterreno ci sono dei video, alcuni monitor ultrapiatti sono incorniciati come un quadro, come una pittura, devo osservare che si comincia subito male. Un voce imperiosa sbraita dentro di me – Ei, tu non ne sai niente chiaro? Guarda e stai zitto - l’altra parte della mia coscienza tenta di giustificare – Ok, ma era solo un’osservazione, ok, ok e che cazzo - Va bene, io guardo, guardo, ma adesso sono di fronte ad un’altro video dove c’è uno con una pala che scava da mezzora, vorrei capire come evolve la cosa ma mi sa che devo accontentarmi di questo, anzi adesso faccio un giro, me lo tengo in sospeso per dopo quando ripasso, cioè se magari nel frattempo succede qualcosaltro, hai visto mai? Rapidamente, istintivamente, decido il cambio di direzione, mi accosto alla parete per vedere un opera che mi incuriosisce, è un modellino in legno che riproduce in scala un passaggio sotterraneo del confine arabo palestinese, una specie di sezione del terreno dove si vedono degli omini sdraiati dentro dei tunnell, che vanno di qua e di la con dei pacchi. Perfetto ho capito non credo che ci sia bisogno di aggiungere altro.
 
Ancora video, qui si vede un ebreo sotto una tenda che dice e ridice sempre la stessa cosa, una specie di mantra, è premuroso però, la dice prima in israeliano, poi in inglese, ovviamente non parlo israeliano, male l’inglese, lui pure, così mi allontano che quella famosa cosa che ci teneva tanto a dirla, è andata a finire che non s’è capita, e poraccio succede dai che ci vuoi fare?
Adesso è il turno delle foto
, ce ne sono di belle, belle insomma, ritraggono edifici bombardati, se dico all’altro che è in me quante ne ho viste di queste foto in questi ultimi ventanni, ma poi magari si arrabbia vuole che stia zitto, meglio lasciare che si faccia un’opinione da solo, che si svaghi no? Ma che succede laggiù? C’è un po’ di persone di fronte ad una proiezione, tutta sta gente….sono curioso andiamo a vedere.
“Middle East Europe”
modellino in legno che riproduce in scala un passaggio sotterraneo del confine arabo palestinese
   
Quando arrivo io il filmato sta ricominciando da capo, si vede un giovane sulla trentina sotto la doccia di spalle, che racconta di se, si lamenta della propria situazione economica, e di quella di tanti altri giovani come lui, nel suo paese. Confessa che per vivere si arrangia collegandosi a delle chatt per soli uomini facendosi pagare per mostrarsi nudo e proprio in quel momento esce dalla doccia sfoderando un’arnese impressionante, poi continua la solfa dicendo che se capita si prostituisce anche, e va bene, è molto triste per carità non dico di no. Ma io piuttosto mi chiedo se questi spettatori che sono qui hanno a cuore il problema della disoccupazione, della crisi dei valori giovanili, della perdita della dignità come ennesimo prodotto nefasto del conflitto delle fazioni, oppure? Mi viene da ridere se penso cosa avrebbero potuto dire Alberto Sordi e la Sora Lella se avessero visto una cosa così….il brutto è che siamo ancora li a scandalizzarci con poco, e non è colpa mia che semplifico troppo, è che per dire una cosa spesso se ne utilizza un’altra in modo da richiamare attenzione come in questo caso. Il fatto di per se non sarebbe grave, se ci si ricordasse che alla fine stiamo operando nell’arte visiva e che ci sono ancora dei criteri che differiscono un’opera d’arte da una denucia sociale, il rischio è che in un lavoro come questo di tutto quello che si voleva dire alla fine riesca ad arrivare solo il sesso. Poi magari un giorno ve lo spiego meglio, ora è meglio che taccia vedo che l’altro da me mi sta già facendo gli occhiacci, continuiamo la visita.
 
La mostra continua tra stelle di David fatte con due segnali stradali sovrapposti, I classici cartelli in metallo, quelli di dare la precedenza, ganzo però!! Che idea semplice ecco vedi alle volte no? Salgo al piano superiore , dopo le scale sulla sinistra, c’è un ripostiglio, ecco se ci andate ricordatevelo altrimenti fate una figuraccia.
Altri video su delle salette dedicate, ne ricordo uno in particolare, si vedeva delle persone che costruivano una enorme torre, uno spiegamento di forze notevole, come credo I costi di produzione, fatto anche bene devo dire, girato con moltra professionalità, senza dubbio cinematografica. Ecco li non c’era nessuno nessuno, erano tutti a vedere la torre di sotto!!
Poi dulcis in fundo l’immancabile manichino di cera!! C’è anche quell’artista Italiano, come si chiama? Catillan, Catellan che li fa, l’ho visto in una rivista in sala d’aspetto dal dentista, lui aveva fatto il Papa, Hitler, questo invece ha riprodotto Ariel Sharon in un letto d’ospedale, esposto in una saletta, tutta buia, con dei sospironi registrati di sottofondo. Mi avvicino incuriosito per vedere proprio il dettaglio della cera del viso,
immobile, labbra chiuse, occhi chiusi, ora se fa qualche scatto che mi fa prendere un colpo lo prendo e lo butto giù dalla finestra, sta a vedere come va a finire.
 
Non c’è altro, penso la mostra sia finita, scendo dalla piccionaia, una scaletta a fine corridoio riporta giù di sotto, e caso strano di fronte al video del ragazzotto nudo, grande successo, ancora qua c’è il pienone, va bene dai esco, comincio ad essere un po’ stanco, a no qua c’è un’altra sala vediamo un po’.

Mamma mia che bellezza!! Guarda questo cosa non si è inventato? - Adesso stai zitto tu….parlo io - Una stanza di una cinquantina di metri quadri, con un cubo bianco al centro, ovunque ci sono statuette in terracotta che riproducono kafka e La scimmia Rotpeter.
“Middle East Europe”
riproduzione di Ariel Sharon in un letto d’ospedale
 
É una installazione favolosa che comprende pitture, grafiche ,disegni, oggetti stravaganti, scritture. Sempre all’interno della sala, un piccolo salottino improvvisato con un divano ed una lampada a piantana, e di fronte un video commovente composto da un collage di immagini fotografiche, ricavate durante la realizzazione del progetto e montate nel filmato con grande capacità tempistica, il tutto supportato da una traccia audio veramente azzeccata. In giro ci sono statuette Kafkiane ovunque, alcune penzolano del soffitto appese ad un filo come in un mobile di Calder e si muovono al minimo movimento d’aria conferendo all’istallazione un’elegantissimo aspetto variabile.
 
Per la realizzazione di questo progetto Volker Marz ha visitato più volte lo stato di Israele da confine a confine, accompagnato dalle figure da lui create, inserendole fisicamente nell’ambiente descritto creando così una specie di montaggio fotografico senza trucchi.
Sembra voler dire con questa operazione che Kafka o meglio il suo Kafka è stato li, anzi risiede li fino a prova contraria in quella realtà fatta di quotidianità e violenza.
L’idea di inserire un autore fondamentale della letteratura europea è comunque una scelta artistica indiscutibile,
non voglio andare oltre nell’analisi, non mi interessano più di tanto I perchè le motivazioni. Piuttosto mi coinvolge l’urgenza di questo suo dire, la capacità straordinaria di creare una suggestione, una esecuzione multidisciplinare onesta ben congegnata, che coniuga il pensiero alla manualità. Un progetto che nasce in maniera filosofica, letteraria, e che riesce comunque a concretizzarsi in un qualcosa di visionario, di bello da vedere.
“Middle East Europe”
Volker Marz 2007
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INFO: Il DOX è raggiungibile in metro scendendo alla fermata Nádraží Holešovice
oppure con il tram fermandosi a Ortenovo námestí. web site: dox.cz
Orario apertura: Lunedì: 10.00 – 18.00 - Martedì: chiuso - Mercoledì – Venerdì: 11.00 – 19.00
Sabato – Domenica: 10.00 – 18.00


Visita mostra marzo-aprile - pubblicazione 16 Aprile 2012
Saverio Mercati



Articolo di
Saverio Mercati


 
 
 
 
 
 
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