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a cura di Rebecca Mombelli
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IL MAMBO E BOLOGNA: ARTE, POLITICA E STORIA

 

 
 

Entrando nel palazzo del MAMBO si voltano le spalle all’aria medievale del centro della città col marrone dei suoi mattoni e ci si immerge nel bianco dei neon e negli spazi ariosi delle gallerie d’arte contemporanea.
In realtà il museo nasce da una collezione quasi quarant’enne e il palazzo, geometrico, luminoso e moderno è una ristrutturazione di Leone Pancaldi dell’Ex Forno del Pane. La scelta del luogo non è casuale: la città di Bologna intende fare della sua galleria contemporanea non una panoramica sulla storia dell’arte in generale ma di una storia particolare, quella che esprime l’energia e il carattere della città che la ospita. Così il vecchio forno del pane, voluto nel 1915 dal sindaco Zanardi per assistere le famiglie bisognose durante la guerra, diventa sede di esposizioni che non dimenticano la storia della città e che anzi fanno di essa il filo conduttore dell’organizzazione delle opere.
Nel 1975 venne aperta la Galleria d’Arte Moderna con l’intenzione di presentare le avanguardie e abituare l’occhio italiano all’arte contemporanea, senza però dimenticare la ricerca storica, sostenuta dall’università e dalla facoltà di DAMS che collabora con il museo.
In seguito alla riorganizzazione del patrimonio artistico della città, la GAM diventa MAMBO nella stessa sede, lasciando agli spazi museali di Piazzale d’Accursio le opere del 1800 e del primo 1900 e continuando la propria ricerca sul contemporaneo.
Nella prima sala ci si imbatte ne i funerali di Togliatti di Renato Guttuso. L’opera è accompagnata da un video tratto da la Rabbia di Pasolini, letto dallo stesso Guttuso e da una serie di scatti fotografici di una performance, azione intellettuale di Mauri, tenutasi alla GAM, avente per protagonista Pasolini a pochi mesi dalla sua morte. È così che il MAMBO vuole legare alla città l’arte: Pasolini ne aveva avuto i natali, e Togliatti è l’incarnazione della sua ideologia per quanto, in quegli anni soprattutto, era “laboratorio politico e intellettuale” d’Italia.
Attraverso gli anni Sessanta, con il boom economico e la Pop Art, la nascita del design e la progettazione del quotidiano, si schiudono per tutto il secondo piano le opere delle neoavanguardie, della sezione “arte Astratta e Informale”: dall’Informale ad Arte Povera con particolare attenzione ai momenti in cui i loro protagonisti furono attivi a Bologna. Interessante come vengano ripresi eventi tenutisi nella città: nel 1983 la GAM ospitò la mostra “Informale in Italia” curata da Renato Barilli; Arte Povera espose sia alla Gam che in Villa delle Rose; la settimana internazionale della performance si tenne in città tra gli anni Sessanta e Settanta come testimonianza della rivoluzione politica e sessuale in corso. Sono esposte solo opere di questi artisti e le performances sono riprodotte in video e in serie fotografiche riescono a suscitare parte delle loro forza (del resto l’unica possibile senza poterle riviverle).
La città di Bologna, la sua passione per l’arte e per la politica viene rievocata attraverso le opere dei grandi artisti del nostro secolo e di quello passato così che entrando nella galleria è come fare un viaggio in una macchina del tempo.
Il MAMBO è sede anche di mostre temporanee. Si è conclusa il 7 febbraio di quest’anno la retrospettiva di Gilberto Zorio. Apriranno il 25 marzo Federico Fellini, dall’Italia alla luna e Matey Krenper chiudere il 25 luglio 2010.

Con il MAMBO, il Museo Morandi e la Casa Morandi aperta lo scorso anno e il Museo per la Memoria di Ustica, Bologna diventa una delle città italiane più importanti per la promozione dell’arte contemporanea, e il suo museo compete, per ora, solo con il MART di Rovereto e la GNAM di Roma.

INFO
MA-VE 10-18, GIO 10-22
www.mambo-bologna.org - info@mambo-bologna.org

Rebecca Mombelli

 



Rebecca Mombelli
Rebecca Mombelli, diplomata al liceo classico frequenta la
facoltà di lettere moderne con indirizzo storico-artistico dell'Università di Pavia.
Ha collaborato con giornali studenteschi con recensioni e
pagine culturali e con associazioni culturali .
Interessata alla didattica museale ha frequentato il Laboratorio Bruno Munari di Milano, collaborando per
uscite didattiche ad alcune mostre d'arte con scuole elementari.

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