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a cura di Valentina Mariani

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POMPEI

Sito Archeologico

 

 

 
 

POMPEI: UN TESORO ARCHEOLOGICO

 
 
Foto del sito archeologico
 

Ultimamente l’opinione pubblica è stata portata a volgere lo sguardo verso il sito archeologico di Pompei in seguito al crollo improvviso della Schola armatorum, meglio nota, anche se secondo una dicitura errata, come Domus dei Gladiatori. L’episodio si è immediatamente trasformato in un valido argomento di discussione, tanto sui giornali, quanto nelle trasmissioni televisive, e non si intende qui fornire ulteriori opinioni sulla questione, anche se indubbiamente spinosa.
La domanda, però, sorge spontanea: perché Pompei è così importante per il nostro paese? Perché il crollo di un edificio antico di secoli desta tanta preoccupazione e tanto scalpore?
Senza dubbio tutti, sin da bambini, siamo stati abituati a sentire e leggere il nome di questa antica città, ma forse vale la pena soffermarsi un attimo sulla sua storia e sul suo valore; solo dopo, ciascuno potrà costruire una propria opinione sui fatti recenti.


Ovunque un turista si trovi, in Italia, ha la possibilità di visitare scavi archeologici di epoche diverse; quindi perché Pompei svolge un ruolo così importante nello studio dell’archeologia?

La risposta si trova nella storia stessa della città. Essa, infatti, fu protagonista (insieme ad altri siti nella stessa zona, come Ercolano e Stabia) di un evento assolutamente drammatico, che costituisce però per noi una immensa fortuna: durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., Pompei, prima colpita da lapilli e frammenti litici, fu poi completamente sommersa da uno strato di cenere alto 6 metri, che la rese impraticabile. Da quel momento la zona non fu più frequentata fino all’epoca di Adriano, quando, intorno al 120, venne ristabilito l’assetto viario.
Plinio il Giovane, in due lettere indirizzata a Tacito, ha lasciato un ricordo vivido e dettagliato dell’eruzione. Suo zio, Plinio il Vecchio, infatti, perse la vita in quell’occasione, asfissiato dalle esalazioni nocive del vulcano. Questo documento letterario costituisce una valida testimonianza storica e scientifica ed è senza dubbio una fonte fondamentale da cui attingere per chi si approcci allo studio di Pompei; discussa è però la data alla quale far risalire l’evento, che si deduce dal testo, cioè il 24 agosto. Dati archeologici hanno infatti indotto gli esperti a collocare l’eruzione in un momento successivo alla vendemmia, quindi in autunno, quasi sicuramente dopo l’8 settembre.

La scoperta moderna di Pompei risale al 1748 e nello stesso anno si diede avvio agli scavi, durante il regno di Carlo di Borbone. Nella fase iniziale, tuttavia, le ricerche furono disordinate e si spartirono, senza ragioni precise, in tutta l’area circostante il Vesuvio, tra Pompei, Ercolano e Stabia. Gli scavi archeologici proseguirono in varie fasi per più di due secoli e rivelarono una parte cospicua della città. Da ricordare è il periodo tra il 1924 e il 1961, quando a guidare gli scavi fu Amedeo Maiuri, che compì alcune tra le più notevoli scoperte, come quella della Casa dei Misteri.

A partire dagli anni ’60 le azioni di scavo e di recupero hanno subito dei rallentamenti e negli ultimi dieci anni sono state sospese, per poter concentrare le risorse finanziare sul restauro e il mantenimento degli edifici già riportati alla luce.
Di certo Pompei non si presenta di per sé come una città estremamente diversa dalle altre. La sua peculiarità risiede piuttosto nello stato di conservazione in cui gli archeologi l’hanno rinvenuta: essendo rimasta sepolta per secoli, oggi appare ai nostri occhi come una città romana ritornata in vita, in cui si può camminare, percorrendo le antiche vie e vedendo gli edifici ancora in piedi, edifici che per di più hanno conservato (fatto eccezionalmente raro) le pitture dell’epoca, le quali sono tanto fondamentali da definire degli stili validi per lo studio di tutta la pittura romana.
Inoltre ha contribuito molto a quella che viene definita “la costruzione di un mito” intorno a Pompei il fatto che lo strato di cenere abbia svelato i vuoti lasciati dai corpi intrappolati durante l’eruzione. Nel 1863 Giuseppe Fiorelli pensò di ricavare da quelle cavità, lasciate dai corpi decomposti, dei calchi in gesso, che recuperassero le sagome degli abitanti negli ultimi istanti della loro vita, riscontrando un’incredibile soddisfazione nell’opinione comune.

Dall’epoca della sua scoperta, fino a oggi, il sito archeologico non ha mai smesso di essere visitato e di affascinare prima i giovani nobili europei in visita in Italia nel XVIII e nel XIX secolo (periodo in cui i rampolli delle famiglie abbienti, per completare la propria formazione, compivano il cosiddetto Grand Tour nell’Europa continentale) e poi i nostri contemporanei. Pompei conta più di due milioni di visitatori ogni anno e solo di recente, nel 2009, Efeso le ha sottratto il primato di sito archeologico più visitato al mondo.
Dal 1997, inoltre, è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco, insieme agli scavi archeologici di Ercolano e Oplontis.


Tutte le informazioni utili per approfondire l’argomento e per visitare il sito, si trovano sul portale web della Soprintendenza archeologica di Pompei: www.pompeiisites.org

Valentina Mariani
novembre 2010

 
Street View Pompei (Napoli)
 




 
 
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